VANGELO
16 “Giacobbe generò Giuseppe, lo
sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 18 Ecco come
avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa
sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta
per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e
non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però
stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo
del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. 24a
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del
Signore.
(Mt 1, 16.18- 21.24a)
Elevato ad altezze inimmaginabili…
Sposo di Maria, padre virginale di
Gesù e Patriarca della Chiesa. Questi tre titoli, glorioso
appannaggio di San Giuseppe, proclamano la grandezza della sua missione e
l’elevatezza di doni con i quali la sua anima fu adornata dalla Divina
Provvidenza.
Mons. João Scognamiglio Clá Dias,EP
I – UN SANTO INSUFFICIENTEMENTE VENERATO
Figura eccezionale, esaltata dalla
Chiesa insieme con quella di Maria, non sarà mai abbastanza lodare San
Giuseppe, tale è la quantità di meraviglie e privilegi di cui è piaciuto
a Dio cumularlo. Purtroppo questo glorioso Patriarca molte volte è
dimenticato, essendo il suo culto minore di quanto meriterebbe. Una
spiegazione a tutto ciò la troviamo nella deviazione verificatasi nei
primi tempi del Cristianesimo per quanto riguarda la devozione alla
Madonna. Infatti, i fedeli ammiravano tanto la Sua grandezza che alcuni
giunsero a riverirLa come fosse una dea.1
San Tommaso d’Aquino2 insegna che ogni
situazione intermedia, considerata a partire da uno degli estremi,
sembra il contrario. Ed è ciò che si è verificato con il culto alla
Santissima Vergine, poiché, analizzata a partire dalla nostra
condizione di creature concepite nel peccato originale, Lei sembra più
vicina a Dio che a noi. La Chiesa ha evitato questo errore mantenendo
certi limiti nelle dimostrazioni di pietà mariana. Solo nel IV secolo ha
dichiarato il dogma della maternità divina, definendo la partecipazione
relativa di Maria al piano dell’unione ipostatica, il più alto grado di
tutto l’ordine della creazione, e ha lasciato passare lunghi secoli per
proclamare, alla fine, la sua Immacolata Concezione. È stato
necessario, all’inizio, fissare l’adorazione a Nostro Signore Gesù
Cristo per poi stimolare l’amore alla Madre di Dio, secondo il gusto dei
ritmi divini soffiati dallo Spirito Santo. Per quanto riguarda San
Giuseppe, non pare vi sia altra ragione. Può darsi che Nostro Signore
abbia voluto che certi aspetti di quest’uomo rimanessero nascosti per
impedire che, esageratamente esaltati, venissero a offuscare la figura
di Cristo, poiché le attenzioni dovevano essere tutte rivolte a Lui. Non
è comprensibile, pertanto, che, essendo Gesù l’Uomo-Dio, nato da una
Madre Immacolata, collocasse vicino a Sé, come padre adottivo, una
persona spenta, senza luce. Pertanto, se per venti secoli San Giuseppe
rimane nascosto e ritirato, è da sperare che stia arrivando l’ora in cui
la teologia renda esplicite vere novità a suo riguardo, grazie alle
quali sia conosciuto, con esattezza e nei dettagli, il suo ruolo nella
Sacra Famiglia e la categoria della sua elevatezza in quanto sposo di
Maria, padre di Gesù e Patriarca della Santa Chiesa.
“Confermerò la sua regalità”
Nella prima lettura di questa
Solennità, tratta dal Secondo Libro di Samuele, la Chiesa applica a San
Giuseppe e, soprattutto, a Gesù Cristo le parole rivolte dal Signore a
Davide, per bocca del profeta Natan. Una volta garantita la
stabilità del suo trono, Davide aveva il grande impegno di edificare un
tempio a Dio, poiché si sentiva insoddisfatto per il fatto di possedere
per sé un buon palazzo, mentre per il culto divino e la
custodia dell’Arca dell’Alleanza non esisteva ancora un luogo
all’altezza. Per questo, con la benedizione divina, egli ha cominciato a
fare progetti, a riunire materiale per le opere e preziosi elementi di
ornamentazione. Un giorno, il profeta Natan ha fatto sapere che non
sarebbe stato lui ad elevare la dimora a Dio, ma uno dei suoi figli:
“Dice il Signore: ‘Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai
con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle
tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al
mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli
sarò padre ed egli mi sarà figlio. La tua casa e il tuo regno saranno
saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per
sempre’” (II Sm 7, 5a.12-14a.16).
Non c’è movimento più forte nell’anima
di un monarca del desiderio di dare continuità alla sua dinastia nel
governo del regno dopo la sua morte. Senza dubbio, tale era l’anelito
di Davide, il quale forse non avrebbe neppure osato formulare la
richiesta, ritenendolo sfrontato, a tal punto da offendere Dio. Ma Lui
stesso, prendendo l’iniziativa, gli ha annunciato che avrebbe stabilito
la sua casa e avrebbe confermato in essa il regno, significando che non
sarebbe capitato alla sua stirpe qualcosa di analogo a quella di Saul,
primo sovrano d’Israele, che perse la dignità reale a causa dei suoi
molteplici peccati (cfr. I Sm 15, 23). Analizzando questa lettura,
potremmo incorrere nell’errore di arrivare alla conclusione che tutti i
discendenti di Davide fossero perfetti… La realtà storica, invece,
dimostra che ci furono numerose infedeltà. Nonostante ciò, Dio non ha
deposto dal trono il suo lignaggio e lo ha mantenuto fino all’ultimo
anello, Colui che ha legato la stabilità di questo regno all’eternità,
come sottolinea il Salmo Responsoriale: “In eterno durerà la sua
discendenza” (Sal 89, 37). Giuseppe fa parte di questa genealogia,
insieme a Maria Santissima, per dare origine al Signore Gesù,
realizzando la promessa fatta al Re-Profeta. A questa considerazione,
tuttavia, si potrebbe allegare il fatto che lui non era il vero padre di
Gesù, visto che non ha prestato concorso umano al suo concepimento.
Il vincolo spirituale supera quello di sangue
Ora, la perennità di una discendenza
non può esser basata sulla consanguineità, quanto, invece, su un
fondamento divino che la renda eterna, ossia, sulla grazia. San Paolo
sottolinea ancor più questa idea, nell’Epistola ai Romani (4,
13.16-18.22), contemplata in questa Liturgia, ricordando le parole di
Dio ad Abramo: “Ti ho costituito padre di molti popoli” (Rm 4, 17a).
Abramo è pater multarum gentium – padre di molti popoli, in ciò che
riguarda la fede e non la razza. Esiste, pertanto, un livello
superiore a quello naturale, a quello umano, una famiglia costituita
dalla fede e non dal sangue. Insiste l’Apostolo: “È nostro padre davanti
al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama
all’esistenza le cose che ancora non esistono. Egli ebbe fede sperando
contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era
stato detto: “Così sarà la tua discendenza”. Ecco perché gli fu
accreditato come giustizia” (Rm 4, 17b-18.22). In San Giuseppe, in
quanto discendente di Davide, si compiono tutte le promesse
dell’Alleanza. Egli è padre di Gesù per la fede ereditata da Abramo e da
lui portata alla perfezione. Il vincolo esistente tra lui e il
Redentore è una relazione di fede.
II – LA REALIZZAZIONE DELLA PIÙ GRANDE MISSIONE DELLA STORIA
Avendo già considerato in un’altra
occasione il Vangelo scelto per la Liturgia di questa Solennità, nella
sua prima opzione,3 lo analizzeremo ora, in forma breve, al fine di
estrarne insegnamenti utili per crescere nella devozione a San Giuseppe.
Una posizione di umiltà e ammirazione
16 “Giacobbe generò Giuseppe, lo
sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 18 Ecco come
avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa
sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta
per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e
non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”.
La narrazione di San Matteo evidenzia
ciò che è stato detto sopra, poiché mostra quanto San Giuseppe fosse un
uomo integro e di fede incrollabile di fronte alle più grandi
difficoltà. Nella sua anima non c’era posto per nessuna frenesia,
esempio per un mondo nel quale si venera l’agitazione e la trepidazione.
Infatti, nella vita dei santi tutto trascorre in modo e sereno, anche
in mezzo alle difficoltà. E quando sono colpiti da drammi, riflettono,
prendono una decisione e continuano ad andare avanti, senza perdere la
pace.
Giuseppe “era giusto”, e quando ha
visto Maria nel periodo di gestazione, non ha avuto alcun sospetto
riguardo alla sua purezza, poiché La conosceva a fondo e “credeva più
nella castità della sua sposa che in quello che i suoi occhi vedevano,
più nella grazia che nella natura”. 4 Tuttavia, amante e osservatore
della Legge – come si riflette in altri episodi del Vangelo –, si vedeva
obbligato a ripudiarLa in pubblico o in privato, o a denunciarLa,
consegnando alla morte Colei della cui innocenza aveva
piena convinzione. Avrebbe potuto, al contrario, trattenerLa con sé,
astenendosi dall’accusarLa, e assumere il bambino come suo, ma neanche
tale possibilità gli piaceva considerandosi indegno di un parto così
alto e straordinario.5 Così, non comprendendo quello che in Lei si
realizzava, subito ha adottato una postura di umiltà e d’inferiorità: ha
consegnato tutto nelle mani di Dio, ha accettato l’umiliazione e ha
deciso di ritirarsi in segreto, prima che si manifestasse l’accaduto,
come a dire: “Domine non sum dignus”.
Sei all’altezza!
20 “Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo
del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo’”.
del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo’”.
Già determinato a partire, trafitto dal
dolore, ha ricevuto da un Angelo la rivelazione: il frutto di Maria
Santissima era lo stesso Dio fatto Uomo, e Lei sarebbe stata Madre senza
smettere di essere Vergine! Quanto a lui, differentemente da quello che
pensava, era, sì, all’altezza della sua celestiale sposa, diventando
uno dei primi a conoscere il mistero sacro dell’Incarnazione del Verbo.
Sarai padre del Bambino
21 “‘Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati’”.
È difficile concepire quale sia stata
la consolazione e l’entusiasmo di San Giuseppe nel sapersi legato a
questo mistero e nel sentire dall’Angelo l’annuncio che gli toccava, in
quanto Patriarca e signore della casa, dare il nome al Bambino.
Allo stesso modo che nella generazione eterna della Seconda Persona
della Santissima Trinità il nome è stato posto da Dio Padre, che Lo ha
chiamato Salvatore – infatti Gesù significa colui che salva –, Giuseppe
Gli avrebbe specificato anche la missione in relazione alla sua nascita temporale, assumendo, per speciale concessione divina, un ruolo umano parallelo a quello del Padre Eterno. A questo proposito, commenta il devoto padre Isidoro de Isolano: “È costume che i padri siano coloro che hanno autorità di dare il nome ai loro figli. E siccome Gesù era il Figlio di Dio, San Giuseppe ha fatto in questo le veci del Padre celeste. Quando i principi sono battezzati– opportunità in cui i cristiani danno il nome ai loro figli–, chi, se non un altro re, ambasciatore o alto personaggio, costuma fare le veci dei padri nell’attribuzione del nome? Infatti in una circostanza simile nessuno è parso tanto grato al Padre celeste, tanto degno e tanto insigne, come San Giuseppe”.6 In questo modo, si compiva in pienezza la profezia che il Messia sarebbe stato Figlio di Davide, e lo sarebbe stato tanto da parte del padre quanto da quella della Madre.7
Gli avrebbe specificato anche la missione in relazione alla sua nascita temporale, assumendo, per speciale concessione divina, un ruolo umano parallelo a quello del Padre Eterno. A questo proposito, commenta il devoto padre Isidoro de Isolano: “È costume che i padri siano coloro che hanno autorità di dare il nome ai loro figli. E siccome Gesù era il Figlio di Dio, San Giuseppe ha fatto in questo le veci del Padre celeste. Quando i principi sono battezzati– opportunità in cui i cristiani danno il nome ai loro figli–, chi, se non un altro re, ambasciatore o alto personaggio, costuma fare le veci dei padri nell’attribuzione del nome? Infatti in una circostanza simile nessuno è parso tanto grato al Padre celeste, tanto degno e tanto insigne, come San Giuseppe”.6 In questo modo, si compiva in pienezza la profezia che il Messia sarebbe stato Figlio di Davide, e lo sarebbe stato tanto da parte del padre quanto da quella della Madre.7
24a “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”.
Giuseppe, obbediente, ha accolto
Maria ed ha iniziato a vivere con Lei in un’atmosfera di pace e
tranquillità, in attesa della nascita del Bambino Gesù, senza, tuttavia,
fare nessun commento sull’accaduto, per l’enorme rispetto che tributava
a Lei. Ma sapeva che l’atteso dai profeti, l’Emanuele, il Cristo era
venuto a vivere nella sua casa e lui poteva adorarLo, da
allora, realmente presente nel tabernacolo delle viscere purissime della
sua sposa virginale.
III – GRANDEZZA DI SAN GIUSEPPE ALLA LUCE DEL VANGELO
In questi brevi versetti risulta chiaro
quanto San Giuseppe è padre legale di Nostro Signore, poiché il santo
Patriarca ha esercitato di fatto questo incarico, al punto che, nel
Vangelo di San Luca, Maria menziona Giuseppe come padre di Gesù,
trovandoLo nel Tempio: “Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”
(Lc 2, 48).
Infatti, il matrimonio realizzato tra
la Madonna e San Giuseppe è stato interamente valido, secondo la Legge. E
come ogni matrimonio, essendo un contratto bilaterale,
dipendeva dall’assenso di entrambi. È anche una verità ammessa da tutti i
Padri e teologi che tanto Maria come Giuseppe erano vincolati a un voto
di verginità. Certamente, Lei gli avrà comunicato questo proposito
fatto e lui lo ha accettato, infatti anche lui avrà fatto lo stesso
voto, per cui i due hanno concordato di mantenerlo all’interno del
matrimonio. Pertanto, Lei è stata Vergine con la conoscenza e il
consenso del suo sposo, che è rimasto legato per libera e
spontanea volontà a questo impegno.
Come sappiamo, secondo la Legge
antica l’uomo diventava padrone della sua sposa, in modo che “la donna
israelita costumava chiamare suo marito con i termini baʻal –
‘padrone’ e ‘adôn – ‘signore’, come facevano gli schiavi col loro
padrone e il suddito col suo re”.8 A partire dal momento in cui i due si
sono uniti, San Giuseppe è diventato signore di Maria, di
conseguenza, signore di tutto il frutto di Lei. San Francesco di Sales
spiega questa situazione per mezzo di una bella allegoria: “Se una
colomba […] porta nel suo becco un dattero e lo lascia cadere in un
giardino, non diremmo che la palma che verrà a nascere appartiene al
proprietario del giardino? Ora, se questo è vero, chi potrà dubitare che
lo Spirito Santo, avendo lasciato cadere questo divino dattero, come
una divina colomba, nel giardino ben chiuso della Santissima Vergine
(giardino sigillato e attorniato da tutti i lati dal recinto del santo
voto di verginità e castità tutta immacolata), la quale apparteneva al
glorioso San Giuseppe, come la donna o sposa appartiene allo sposo, chi
dubiterà, dico, o chi potrà dire che questa divina palma, i cui frutti
alimentano per l’immortalità, non appartenga al grande San Giuseppe?”.9
Per l’Incarnazione era indispensabile
che la Madonna concepisse entro le apparenze di un matrimonio umano, al
fine di non creare una situazione incomprensibile, che intralciasse
la missione del Messia. Dunque, la gestazione di Gesù nel seno di Maria Santissima aveva in
Giuseppe il sigillo della legalità, in modo da garantire che il Bambino venisse al mondo in condizioni di normalità familiare, al fine di operare la Redenzione dell’umanità.
Il “fiat” di San Giuseppela missione del Messia. Dunque, la gestazione di Gesù nel seno di Maria Santissima aveva in
Giuseppe il sigillo della legalità, in modo da garantire che il Bambino venisse al mondo in condizioni di normalità familiare, al fine di operare la Redenzione dell’umanità.
Questa prerogativa di San Giuseppe,
della paternità legale del Bambino, brilla ancora con maggior fulgore
quando constatiamo che, essendo suo il frutto di Maria, egli avrebbe
potuto rifiutare l’invito dell’Angelo nel sogno, ma non lo ha fatto. In
questo modo, parallelamente al “Fiat!” della Madonna in risposta a San
Gabriele nel momento dell’Annunciazione, anche lui ha pronunciato un
altro fiat sublime, accettando, con la fede, di essere padre adottivo di
Nostro Signore Gesù Cristo.
Una volta che lui ha acconsentito a
mantenere lo stato di verginità e ha accettato il mistero
della concezione del Bambino Gesù in Maria, San Giuseppe deve esser
considerato, anche, padre verginale del Redentore poiché ha avuto un
grande legame con l’Incarnazione, sebbene estrinseco. Egli è stato
necessario affinché ci fosse l’unione ipostatica, ed è stata volontà di
Dio che partecipasse anche a quest’ordine ipostatico, in forma
estrinseca, morale e mediata.10
Uno sposo all’altezza della Madonna
Fatte queste considerazioni,
ricordiamoci di un altro principio enunciato da San Tommaso d’Aquino:
“Quelli che Dio sceglie per un compito speciale, li prepara e li dispone
in modo che siano idonei alla loro missione”.11 Infatti, da
tutta l’eternità, San Giuseppe è stato nella mente di Dio con la
vocazione di essere capo della Sacra Famiglia e per questo è stato
creato. Come dice l’Orazione del Giorno della Santa Messa di questa
Solennità, a lui sono state affidate “le primizie della Chiesa”.12 E ha
avuto sotto la sua custodia queste primizie, che sono state il
Bambino Gesù e la Madonna. Dobbiamo concludere, allora, che San Giuseppe
ha ricevuto grazie specifiche per essere all’altezza della sua
missione di sposo e custode di Maria Santissima, e di padre legale e
attribuito di Gesù Cristo, ossia, padre di Dio.
Modello di umiltà
Tuttavia, che cosa traspare riguardo
alla personalità di San Giuseppe nei Vangeli? Non consta che fosse
loquace, chiassoso o troppo comunicativo. Al contrario, a somiglianza di
Maria, Giuseppe si distingueva per la serietà, circospezione e
modestia. Certamente seguiva una routine con ore fisse per tutte le sue
mansioni e un’applicazione al lavoro notevole per la costanza.
Ecco un esempio di quanto Dio ami
queste virtù e scelga per le grandi missioni coloro che le praticano.
Per convivere con Gesù e proteggere tutto l’ambiente nel quale Egli
avrebbe abitato, al fine di realizzare la più alta opera di tutta la
Storia della creazione, la Provvi denza ha preferito due persone, una
donna e un uomo, che fossero raccolti, silenziosi e umili…
San Giuseppe, patrono della fiducia e della buona morte
San Giuseppe è anche un impressionante modello della virtù della fiducia. Egli ha accettato
tutte le incertezze che la sua missione arrecava – come constatiamo, per esempio, nell’episodio della fuga in Egitto (cfr. Mt 2, 14) –, poiché è da supporsi che, quanto all’esaudire alle necessità materiali e concrete della vita, la Provvidenza non intervenisse in forma diretta, e lasciasse questa responsabilità alle sue cure. Pertanto, era lui a dover garantire il sostentamento della Sacra Famiglia. A lui si applica, in maniera speciale, la bellissima frase utilizzata più tardi da Nostro Signore per indicare la ragione del premio da dare ai giusti, alla fine del mondo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito” (Mt 25, 35-36).
tutte le incertezze che la sua missione arrecava – come constatiamo, per esempio, nell’episodio della fuga in Egitto (cfr. Mt 2, 14) –, poiché è da supporsi che, quanto all’esaudire alle necessità materiali e concrete della vita, la Provvidenza non intervenisse in forma diretta, e lasciasse questa responsabilità alle sue cure. Pertanto, era lui a dover garantire il sostentamento della Sacra Famiglia. A lui si applica, in maniera speciale, la bellissima frase utilizzata più tardi da Nostro Signore per indicare la ragione del premio da dare ai giusti, alla fine del mondo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito” (Mt 25, 35-36).
Come la Madonna ha ricevuto la
rivelazione dei patimenti che il Salvatore avrebbe dovuto soffrire sulla
Terra per operare la Redenzione, senza dubbio, anche San Giuseppe ha
avuto nozione di quello che sarebbe accaduto e ha assunto tutti i drammi
e i dolori di Gesù e di Maria. Infiammato d’amore per Gesù, il suo
grande desiderio era di continuare in questo mondo a proteggere la sua
sposa verginale in tutte le circostanze. Dio, però, ha deciso di
prenderlo con Sé prima che Gesù iniziasse la sua vita pubblica. Forse
perché lui non avrebbe tollerato di assistere a tutte le persecuzioni e
ai tormenti della Passione e, come uomo, avrebbe dovuto manifestare il
suo disaccordo riguardo al piano della morte di Cristo e assumere la Sua
difesa. Avrebbe fatto questo con tale impeto di zelo che forse avrebbe
impedito che la Passione giungesse al suo termine.
Abbandonando questa vita, San Giuseppe è
morto tra le braccia del suo Divino Figlio. I suoi occhi si sono chiusi
alla contemplazione di Dio-Uomo nel tempo e, aprendosi all’eternità,
hanno visto Gesù sorridente, che lo ha lasciato nel Limbo dei Giusti,
per essere colto il giorno in cui Egli schiudesse le porte del Cielo.
In corpo e anima nella gloria del Cielo
San Francesco di Sales sostiene la tesi
che quando Cristo è risorto, anche San Giuseppe ha recuperato il suo
corpo per entrare in Paradiso insieme alle anime di tutti i giusti che
in quel momento sono stati liberati dal Limbo e hanno ottenuto la
visione beatifica. “E se è vero, cosa cui dobbiamo credere, che in virtù
del Santissimo Sacramento che riceviamo i nostri corpi resusciteranno
nel giorno del Giudizio, come potremmo dubitare che Nostro Signore abbia
fatto salire in Cielo, in corpo e anima, il glorioso San Giuseppe che
ha avuto l’onore e la grazia di tenerLo tra le sue benedette braccia,
nelle quali Nostro Signore tanto si compiaceva?”.13
A favore di ciò argomentano anche altri
santi e dottori,14 poggiandosi sulla stretta intimità che ha unito la
Sacra Famiglia qui sulla Terra. Se Gesù e Maria sono saliti in corpo
glorioso in Cielo, non è comprensibile che non si trovi là anche San
Giuseppe, visto che lo stesso Nostro Signore ha affermato: “Non separi
l’uomo quello che Dio ha unito” (Mt 19, 6; Mc 10, 9). Di
conseguenza, secondo una forte corrente teologica, giacché quest’unione è
voluta da Dio, ci sono tre persone in corpo e anima nella beatitudine
eterna, ancor prima della resurrezione finale nell’ultimo giorno: il
Signore Gesù, la Madonna e San Giuseppe.
Nel considerare, con ammirazione, la
figura di San Giuseppe e l’elevatezza inimmaginabile della sua vocazione
– al punto che è impossibile pensare che ne esista un’altra di più alta
–, vediamo che lui è così al di sopra della nostra condizione che
lo consideriamo nella stessa proporzione di Maria. Bisogna, dunque,
chiedere: che lui sia stato concepito senza peccato originale? A
tutt’oggi il Magistero della Chiesa non ha affermato il contrario in
maniera definitiva, ragion per cui possono esser fatte considerazioni
teologiche favorevoli a tale ipotesi.
IV – ACCORRIAMO DA SAN GIUSEPPE!
Di fronte agli orizzonti grandiosi che
la contemplazione amorosa della figura di San Giuseppe ci svela,
possiamo concentrare ora la nostra attenzione sulla sua missione di
Patriarca della Chiesa e protettore di tutta la sua azione. Qual è
quest’azione? Distribuire le grazie come amministratrice dei Sacramenti,
che rendono effettivo il disegno di salvezza di Cristo. La Chiesa, al
suo nascere, si riduceva a Gesù e a Maria, che obbedivano a San Giuseppe
in quanto Patriarca e capo della Sacra Famiglia. Questa relazione tra
il Figlio e il padre si mantiene nell’eternità, di modo che Nostro
Signore esaudisce con particolare benevolenza le richieste fatte da San
Giuseppe.
Attualmente, ci troviamo in una situazione di decadenza morale terribile, forse peggiore
di quella nella quale vivevano gli uomini quando Nostro Signore Si è incarnato e San Giuseppe ha ricevuto le primizie della Chiesa nelle sue mani. Il mondo intero è immerso nel neopaganesimo; i crimini e gli abominii che si commettono oggi sono, a volte, peggiori di quelli dell’Antichità. Ma come nei suoi primordi la Chiesa ha propagato la Buona Novella del Vangelo e ha dato inizio a un’era di grazie purificatrici e santificatrici della società, possiamo avere la certezza ferma e incrollabile che essa trionferà sul male anche ai nostri giorni. Per questo, la Solennità di San Giuseppe è il giorno specialissimo per aprire i nostri cuori alla devozione per questo Santo così grande, nella certezza di essere ben condotti, ben trattati e ben protetti. E avvalendoci del suo poderoso ausilio, dobbiamo chiedergli, come Patriarca della Chiesa, di intervenire negli avvenimenti, ottenendo da Gesù il rinnovamento della faccia della Terra.
____________________________________________
1 Cfr. ALASTRUEY, Gregorio. Tratado de la Virgen Santísima. 4.ed. Madrid: BAC, 1956, p.841.di quella nella quale vivevano gli uomini quando Nostro Signore Si è incarnato e San Giuseppe ha ricevuto le primizie della Chiesa nelle sue mani. Il mondo intero è immerso nel neopaganesimo; i crimini e gli abominii che si commettono oggi sono, a volte, peggiori di quelli dell’Antichità. Ma come nei suoi primordi la Chiesa ha propagato la Buona Novella del Vangelo e ha dato inizio a un’era di grazie purificatrici e santificatrici della società, possiamo avere la certezza ferma e incrollabile che essa trionferà sul male anche ai nostri giorni. Per questo, la Solennità di San Giuseppe è il giorno specialissimo per aprire i nostri cuori alla devozione per questo Santo così grande, nella certezza di essere ben condotti, ben trattati e ben protetti. E avvalendoci del suo poderoso ausilio, dobbiamo chiedergli, come Patriarca della Chiesa, di intervenire negli avvenimenti, ottenendo da Gesù il rinnovamento della faccia della Terra.
2 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. I, q.50, a.1, ad 1.
3 Cfr. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Due silenzi che hanno mutato la Storia. In: Araldi del Vangelo. N.92 (Dic., 2010); p.10-17. Per la seconda opzione di Vangelo per questa Solennità (Lc 2, 41-51a), e sempre commentato dall’Autore, si veda: Come incontrare Gesù
nell’aridità? In: Araldi del Vangelo. N.80 (Dic., 2009); p.10-17.
4 AUTORE INCERTO. Opus imperfectum in Matthæum. Om.I, cap.1: MG 56, 633.
5 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. In IV Sent. D.30, q.2, a.2, ad 5.
6 DE ISOLANO, OP, Isidoro. Suma de los dones de San José. II, cap.11. In: LLAMERA, OP, Bonifacio. Teología de San José. Madrid: BAC, 1953, p.484-485.
7 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. III, q.31, a.2.
8 TUYA, OP, Manuel de; SALGUERO, OP, José. Introducción a la Biblia. Madrid: BAC, 1967, vol. II, p.316.
9 SAN FRANCESCO DI SALES. Entretien XIX. Sur les vertus de Saint Joseph. In: OEuvres Complètes. Opuscules de spiritualité. Entretiens spirituels. 2.ed. Paris: Louis Vivès, 1862, tomo III, p.541.
10 Cfr. LLAMERA, op. cit., p.129- 139.
11 SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. III, q.27, a.4.
12 SOLENNITA’ DI SAN GIUSEPPE. Preghiera del giorno. In: MESSALE ROMANO. Trad. Portoghese della 2a. edizione tipica per il Brasile realizzata e pubblicata dalla CNBB con aggiunte approvate dalla Sede Apostolica. 9.ed. São Paulo: Paulus, 2004, p.563. 13 SAN FRANCESCO DI SALES, op. cit., p.546. 14 Cfr. SAN BERNARDINO DA SIENA. Sermones de Sanctis. De Sancto Ioseph Sponso Beatæ Virginis. Sermo I, a.3. In: Sermones Eximii. Venezia: Andreæ Poletti, 1745, tomo IV, p.235; DE ISOLANO, op. cit., IV, cap.3, p.629-630.
Rivista Marzo 2014 · Araldi del Vangelo
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