Mons. João
Clá Dias, EP
In quei
giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di
Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. (Lc 1, 39-40)
Mari ci dà
l'esempio di quanto dobbiamo essere sensibili, di quando dobbiamo essere
flessibili, di quanto dobbiamo essere pronti per soddisfare le ispirazioni che
Dio pone nelle nostre anime.
Quante
volte lungo le nostre vite abbiamo questa o quell'ispirazione, abbiamo questo o
quel tocco interiore di grazia, sentiamo nella nostra anima che dobbiamo
intraprendere un cammino oppure abbandonare qualcosa che ci fa male, che ci
porta ad offendere Dio. Quante volte sentiamo la voce della coscienza, o la
propria voce di Dio che ci invita a intraprendere un cammino...
Nostra
Signora si recò a visitare Santa Elisabetta, non perché avesse qualsiasi dubbio
su ciò che aveva detto l'Angelo, oppure perché egli l'avesse ingannata. Ciò non
sarebbe mai successo. Ella visitò sua cugina perché ricevette un'ispirazione
per farlo, fu toccata da una grazia, ricevette uno stimolo dentro di sé e lo
ubbidì prontamente. Ella si mise in cammino perché Le sopravvenne una
preoccupazione:
"Mia
cugina sta per partorire, non ha raccontato niente a nessuno, non ci sarà
nessuno ad aiutarla, non ha figli, è da sola, devo aiutarla". Maria non
pensò a sé stessa; si incamminò verso la città in cui si trovava Santa
Elisabetta, e che era lontana tre o quattro giorni di cammino a piedi.
Certamente accompagnò qualche caravana che passava da quelle parti, perché viaggiare
da soli in quell'epoca era un rischio enorme.
Tuttavia,
si diresse verso dove? Il Vangelo dice: "andò in fretta nella regione
montuosa..."
Ella non
fece un piano di viaggio..., ‘bene, quando mi sentirò meglio..., chi lo sa, in
una giornata più propizia'...No, "andò in fretta...". Quando si
tratta di fare il bene è così che si fa. Quando una persona ha bisogno, Ella la
aiuta prontamente; e fu per questo motivo che si diresse verso sua cugina
immediatamente. Maria vive all'interno della contemplazione di Dio, che si
trova profondamente dentro il suo cuore. Nostro Signore Gesù Cristo si formava
come uomo nel suo chiostro verginale. Per questo motivo, avrebbe potuto
rimanere, con ragione, a casa contemplando questo Dio che era generato dentro
di sé. Tuttavia, quando ricevette la notizia non esitò e si mise in cammino.
Quando
Maria Santissima arrivò alla casa di Santa Elisabetta la salutò. E quale fu
l'effetto? Fu la santificazione del bambino che era stato generato. San
Giovanni Battista balzò nel grembo materno. E non solo questo, ma tramite le
parole di Maria, Santa Elisabetta, che era sua cugina, nel momento del saluto
fu presa dallo Spirito Santo. Il Divino Spirito Santo avrebbe potuto
perfettamente prendere Santa Elisabetta senza la partecipazione della Madonna.
Esso avrebbe potuto santificare San Giovanni Battista senza l'intervento di
Maria. Ma accadde che la Sua semplice presenza e il fatto che fosse Santissima,
quasi "costringe" loi Spirito Santo ad agire.
Nostra
Signora è Colei che favorisce la santificazione, per cui è un buon segno di
salvezza eterna essere veramente devoto a Maria Santissima. Avere questa vera
devozione alla Madre di Dio significa segno di predestinazione, e dobbiamo
ringraziare Dio per il fatto di essere qui in questa chiesa, nella celebrazione
di questo Primo Sabato del mese con lo scopo di riparare il Sapienziale e
Immacolato Cuore di Maria, di poter fare la confessione, anche durante
l'ottava, recitare il rosario, come abbiamo fatto da poco e ricevere
l'Eucaristia nella Santa Messa che si seguirà. Tutto ciò è dono di Dio, è
privilegio, è come un segno di predestinazione.
Santa
Elisabetta non ebbe invidia, riconobbe invece i benefici che Dio concedette a
Maria. Presa dallo Spirito Santo, manifestò ed esclamò tutta l'ammirazione che
aveva per Nostra Signora. Com'è difficile che ciò accada, tra il genere umano.
Purtroppo siamo abituati a paragoni, vanità, invidia, orgoglio. È solito nel
nostro rapporto sociale che ci siano casi di persone che non fanno complimenti,
che non riconoscono le qualità del prossimo e che, al contrario, minimizzano
queste qualità negli altri. Ciò non accadde a Santa Elisabetta, che presa dallo
Spirito Santo non vide l'ora di esternare ciò che pensava di quella che sarebbe
divenuta la Madre del Salvatore. E non fece ciò a bassa voce, perché la
Scrittura dice: "...esclamò ad alta voce e disse: Benedetta sei tu
fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno!"
Ossia,
riconobbe che Maria era benedetta più di lei stessa. Non dimentichiamo che
Maria era molto più giovane di Elisabetta, era quasi una bambina, in confronto
a lei, e tuttavia, essendo più anziana, riconobbe le meraviglie, riconobbe i
doni che Dio diede a Nostra Signora.
Magnifico
esempio quello di riconoscere le qualità degli altri, e ciò non è valido
soltanto per il genere femminile, ma anche per gli uomini. Dobbiamo sempre
riconoscere i valori del nostro prossimo, questa riconoscenza è un obbligo
morale.
Anche Santa
Elisabetta doveva partorire, ma riconobbe che colui che era generato dalla
cugina era più grande del suo stesso figlio. Per una madre, riconoscere che il
figlio di un'altra è più grande del proprio è segno di grande virtù, ma è
giustamente questo grado di virtù che dobbiamo desiderare, al punto di
riconoscere coloro che sono più di noi.
Chiediamo
grazie su grazie per conservare in noi l'idea di essere totalmente disponibili
a fare il bene al prossimo ed anche l'idea di avere sempre nelle nostre mani la
nostra anima, senza cedere mai a nessuna passione che ci porti al peccato.
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