sábado, 31 de maio de 2014

Il Meraviglioso en la vida dell’uomo

       Saúl Castiblanco

       
       La tendenza al meraviglioso, che esiste in ogni uomo - anche nel battezzato - è come un piedistallo per la fede.
       I più forti istinti che abitano i figli di Adamo non sono quelli che hanno la loro radice nel corpo, ma soprattutto quella voglia di Dio, fino alla Verità, alla Bontà e alla Bellezza piene, nella cui realizzazione troverà la felicità totale desiderata. Questo è un elemento chiave della filosofia e della psicologia cristiana.
       Questo istinto primario è già manifestato nei bambini, quando sono irresistibilmente attratti dal meraviglioso, e ciò è particolarmente bello. È il suo fascino con le palline colorate di un albero di Natale, con un coniglio, con un uccello, con un giocattolo particolarmente appariscente; si esprime anche nella sorpresa e nella delizia del bambino con tutta la natura e con tutte le persone, in cui comunemente li vedi scomo essere buoni, perché sicuramente tutti dovrebbero essere come lui, buoni ed innocenti.
    Questa innocenza del bambino colpisce tutti coloro che non abbiano oscurato la sua anima all'egoismo totale. In primo luogo ai loro genitori, ma anche a coloro che conservano qualcosa di giustizia nello spirito. Perché? Perché di solito e senza saperlo, quelli che contemplano i bambini innocenti, vedono in modo incontaminato la loro somiglianza di Dio. E anche perché gli ricorda loro che anche loro erano hanno avuto questa pura somiglianza ...
       Ad esempio, mentre scriviamo queste righe, sentiamo la voce melodiosa e innocente della canzone "Imaginer" di Jackie Evancho, il cui testo composto dal giovane interprete e tradotto dal francese, dice: "Ben prima della torre di Babele, del ‘iphone', dei motori a diesel / C'era un giardino / Grande come la nostra vecchia terra / dove gli uomini curavano i loro fratelli / Immaginate un mondo solare / dove si scioglierebbero le nostre vecchie guerre / Immaginare un mondo senza fame / dove il cielo di un solo Dio / spegnerebbe tutti i fuochi". Ancora una volta, in una melodia cantata dalla voce del bambino, il desiderio di un mondo perfetto, celeste, decisamente meraviglioso.
       Tuttavia, questo meraviglioso istinto, che soddisfatto era fonte della nostra gioia, veniva travolto dalle conseguenze del peccato originale, dall'egoismo, dalle delusioni della vita. Tuttavia ci rimangono, perché l'istinto basico, fondamentale, può anche essere chiamato l'istinto della felicità.
       Se all'anima in cui si è sviluppato l'istinto del meraviglioso vengono ben narrata le verità della fede, essa le troverà pienamente complementare al suo istinto: niente più "comprensibile" per lei, che un Dio che si fa bambino meraviglioso; esso, un bel Bambino, che ha anche una meravigliosa Madre, che è allo stesso tempo Vergine purissima; uno ragazzo adolescente pieno di una saggezza ineguagliabile, che istruisce i più bravi teologi del suo tempo; Dio-uomo sublime, che in un atto di completa generosità, cedé completamente la sua vita per tutti gli altri uomini. Una storia così meravigliosa.
       In ogni caso, nella direzione indicata, vediamo che il meraviglioso serve come piedistallo della Fede. La Fede trova terreno fertile negli spiriti che non hanno del tutto negato la sua naturale inclinazione al sublime; La fede è il coronamento così sublime della tendenza al sublime naturale. Inoltre, la Fede ben conservata preserva, ripristina e rafforza il meraviglioso nell'infanzia, perché lo conferma con ciò che è più reale, che è la realtà divina.
       Quindi, la tendenza al meraviglioso - cioè, la ricerca e la conformità in quello che è particolarmente bello in tutti i campi - è come uno dei lati dell'angolo gotico, a cui si unisce il lato della Fede, per portare le nostre anime a Dio. Non possiamo trascurare l'istinto meraviglioso di questa strada, e falliti lasciare imperfetta la mera Fede.



*Tradotto da Emílio Portugal Coutinho

Visitazione di MARIA a su cugina Santa Elisabetta


Mons. João Clá Dias, EP
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. (Lc 1, 39-40)
Mari ci dà l'esempio di quanto dobbiamo essere sensibili, di quando dobbiamo essere flessibili, di quanto dobbiamo essere pronti per soddisfare le ispirazioni che Dio pone nelle nostre anime.
Quante volte lungo le nostre vite abbiamo questa o quell'ispirazione, abbiamo questo o quel tocco interiore di grazia, sentiamo nella nostra anima che dobbiamo intraprendere un cammino oppure abbandonare qualcosa che ci fa male, che ci porta ad offendere Dio. Quante volte sentiamo la voce della coscienza, o la propria voce di Dio che ci invita a intraprendere un cammino...
Nostra Signora si recò a visitare Santa Elisabetta, non perché avesse qualsiasi dubbio su ciò che aveva detto l'Angelo, oppure perché egli l'avesse ingannata. Ciò non sarebbe mai successo. Ella visitò sua cugina perché ricevette un'ispirazione per farlo, fu toccata da una grazia, ricevette uno stimolo dentro di sé e lo ubbidì prontamente. Ella si mise in cammino perché Le sopravvenne una preoccupazione:

"Mia cugina sta per partorire, non ha raccontato niente a nessuno, non ci sarà nessuno ad aiutarla, non ha figli, è da sola, devo aiutarla". Maria non pensò a sé stessa; si incamminò verso la città in cui si trovava Santa Elisabetta, e che era lontana tre o quattro giorni di cammino a piedi. Certamente accompagnò qualche caravana che passava da quelle parti, perché viaggiare da soli in quell'epoca era un rischio enorme.
Tuttavia, si diresse verso dove? Il Vangelo dice: "andò in fretta nella regione montuosa..."
Ella non fece un piano di viaggio..., ‘bene, quando mi sentirò meglio..., chi lo sa, in una giornata più propizia'...No, "andò in fretta...". Quando si tratta di fare il bene è così che si fa. Quando una persona ha bisogno, Ella la aiuta prontamente; e fu per questo motivo che si diresse verso sua cugina immediatamente. Maria vive all'interno della contemplazione di Dio, che si trova profondamente dentro il suo cuore. Nostro Signore Gesù Cristo si formava come uomo nel suo chiostro verginale. Per questo motivo, avrebbe potuto rimanere, con ragione, a casa contemplando questo Dio che era generato dentro di sé. Tuttavia, quando ricevette la notizia non esitò e si mise in cammino.
Quando Maria Santissima arrivò alla casa di Santa Elisabetta la salutò. E quale fu l'effetto? Fu la santificazione del bambino che era stato generato. San Giovanni Battista balzò nel grembo materno. E non solo questo, ma tramite le parole di Maria, Santa Elisabetta, che era sua cugina, nel momento del saluto fu presa dallo Spirito Santo. Il Divino Spirito Santo avrebbe potuto perfettamente prendere Santa Elisabetta senza la partecipazione della Madonna. Esso avrebbe potuto santificare San Giovanni Battista senza l'intervento di Maria. Ma accadde che la Sua semplice presenza e il fatto che fosse Santissima, quasi "costringe" loi Spirito Santo ad agire.
Nostra Signora è Colei che favorisce la santificazione, per cui è un buon segno di salvezza eterna essere veramente devoto a Maria Santissima. Avere questa vera devozione alla Madre di Dio significa segno di predestinazione, e dobbiamo ringraziare Dio per il fatto di essere qui in questa chiesa, nella celebrazione di questo Primo Sabato del mese con lo scopo di riparare il Sapienziale e Immacolato Cuore di Maria, di poter fare la confessione, anche durante l'ottava, recitare il rosario, come abbiamo fatto da poco e ricevere l'Eucaristia nella Santa Messa che si seguirà. Tutto ciò è dono di Dio, è privilegio, è come un segno di predestinazione.

Santa Elisabetta non ebbe invidia, riconobbe invece i benefici che Dio concedette a Maria. Presa dallo Spirito Santo, manifestò ed esclamò tutta l'ammirazione che aveva per Nostra Signora. Com'è difficile che ciò accada, tra il genere umano. Purtroppo siamo abituati a paragoni, vanità, invidia, orgoglio. È solito nel nostro rapporto sociale che ci siano casi di persone che non fanno complimenti, che non riconoscono le qualità del prossimo e che, al contrario, minimizzano queste qualità negli altri. Ciò non accadde a Santa Elisabetta, che presa dallo Spirito Santo non vide l'ora di esternare ciò che pensava di quella che sarebbe divenuta la Madre del Salvatore. E non fece ciò a bassa voce, perché la Scrittura dice: "...esclamò ad alta voce e disse: Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno!" 
Ossia, riconobbe che Maria era benedetta più di lei stessa. Non dimentichiamo che Maria era molto più giovane di Elisabetta, era quasi una bambina, in confronto a lei, e tuttavia, essendo più anziana, riconobbe le meraviglie, riconobbe i doni che Dio diede a Nostra Signora.
Magnifico esempio quello di riconoscere le qualità degli altri, e ciò non è valido soltanto per il genere femminile, ma anche per gli uomini. Dobbiamo sempre riconoscere i valori del nostro prossimo, questa riconoscenza è un obbligo morale.
Anche Santa Elisabetta doveva partorire, ma riconobbe che colui che era generato dalla cugina era più grande del suo stesso figlio. Per una madre, riconoscere che il figlio di un'altra è più grande del proprio è segno di grande virtù, ma è giustamente questo grado di virtù che dobbiamo desiderare, al punto di riconoscere coloro che sono più di noi.
Chiediamo grazie su grazie per conservare in noi l'idea di essere totalmente disponibili a fare il bene al prossimo ed anche l'idea di avere sempre nelle nostre mani la nostra anima, senza cedere mai a nessuna passione che ci porti al peccato.