terça-feira, 17 de abril de 2012

Santa Luisa de Marillac



Suor Juliane Vasconcelos Almeida Campos, EP
"Nel giorno di San Sebastiano, essendo io nei Martiri, mi sono sentita sollecitata dal desiderio di darmi a Dio per fare in tutta la mia vita la sua santissima volontà", dichiarò Santa Luisa de Marillac.
Questa madre di una miriade di figlie spirituali lasciò loro l'eredità della docilità incondizionata alla volontà del Padre, per seguire i passi di Cristo dedicando tutta la sua esistenza a percorrere città e villaggi per fare il bene ai corpi e alle anime dei più bisognosi: "Le persone della Carità hanno la felicità di avere questa relazione con Nostro Signore, di stare come Lui, ora in un luogo, ora in un altro per assistere il prossimo".
Per opera della grazia, si formò tra Santa Luisa e San
Vincenzo de' Paoli un indissolubile
intreccio di anime.
Così questa santa è stata cofondatrice, con San Vincenzo de' Paoli, dell'Istituto delle Figlie della Carità, il quale dal XVII secolo agisce come un braccio caritatevole della Chiesa, soccorrendo poveri, infermi e bambini, ed è entrata nel XXI secolo con più di 24.500 suore, operanti in circa 90 Paesi.
Ben presto ha conosciuto la volontà di Dio
Luisa nacque a Parigi, in seno a una buona casata francese, il 12 agosto 1591. La sua famiglia di nobile lignaggio era profondamente cristiana. Il nome Marillac è legato, in Francia, a prelati, abati, sacerdoti, badesse e religiose.
Aveva pochi giorni di vita quando morì sua madre. All'età di 15 anni, morì anche il padre, Luigi de Marillac, signore de Ferrière e de Villiers. Cominciarono allora per la giovane una serie di prove e sofferenze con le quali la Provvidenza volle unirla a Sé: "Molto presto Dio mi ha fatto conoscere la sua volontà, che io andassi a Lui con la croce. Fin dalla mia nascita e in tutto il tempo, quasi mai mi ha lasciato senza l'occasione di soffrire".
Nonostante ciò, ricevette una raffinata educazione: apprese letteratura, filosofia e latino. Dotata di notevole senso artistico, le piaceva dipingere immagini e quadri. È degno di nota un quadro che dipinse, già adulta, e che oggi è conservato come reliquia nella casa-madre delle Figlie della Carità: "Nostro Signore Gesù Cristo in piedi, di misura quasi naturale, con il cuore raggiante sul petto, mentre tende le sue mani trafitte, [...] e con un'espressione di bontà". Causa stupore sapere che il Divino Modello apparve esattamente così a Santa Margherita Maria Alacoque, circa 50 anni dopo!...
È la rappresentazione di Colui che lei adorava nel cuore e verso cui convergevano tutte le operazioni della sua anima: "Avendo letto il Vangelo del buon seminatore, e non riconoscendo in me nessuna buona terra, ho desiderato seminare nel Cuore di Gesù tutte le produzioni della mia anima e le azioni del mio corpo, affinché, avendo l'accrescimento dei suoi meriti, io non operi più se non per Lui e in Lui".
La perdita del padre le ha mostrato la fragilità delle cose mondane. Accolta dallo zio Michele de Marillac, Consigliere del Parlamento Reale, cattolico fervente e benemerito di varie congregazioni religiose, volle entrare in un convento di monache cappuccine. Intanto, a causa della costituzione fragile e della sua salute delicata, fu dissuasa da questo intento dal confessore, Fra Onorato de Champagny, il quale già discerneva in lei altri cammini: "Figlia mia, credo che siano altri i disegni di Dio".
Una grazia mistica le pronostica il futuro
Negatale la vita religiosa, nel 1613 si sposò con Antonio Le Gras, segretario della regina Maria de' Medici, uomo pio e di condotta irreprensibile. Da questa unione le nacque un figlio: Michele, oggetto del suo amore affettuoso.
Luisa viveva nella corte come moglie e madre esemplare, donna prudente, umile, ferma e piena di abnegazione. Non abbandonò mai la Comunione frequente, poco comune in quei tempi influenzati dal giansenismo. Uno dei suoi direttori fu Mons. Francesco di Sales, amico intimo dello zio Michele. Dopo la scomparsa del santo Vescovo di Ginevra, ricevette il saggio orientamento del Vescovo di Belley, Mons. Giovanni Pietro Le Camus.
L'anno 1623 le portò grandi difficoltà. Da un lato, sentiva la sua anima inondata dall'intenso desiderio di dedicarsi maggiormente al servizio di Dio e del prossimo; d'altro lato, tuttavia, tale anelito le sembrava incompatibile con i suoi obblighi di sposa e madre. Sommandosi a questa perplessità, altre inquietudini le assediavano lo spirito: temeva di essere fin troppo attaccata al suo direttore spirituale e la assalivano perfino dubbi di fede.
La festa di Pentecoste venne a restituirle la pace dell'anima e a svelarle, finalmente, il suo futuro e la sua vocazione. Ecco come lei stessa narra la grazia ricevuta mentre assisteva alla Messa nella Chiesa di Saint Nicolas des Champs: "In un istante, una voce interiore mi comunicò [...] che presto sarebbe arrivato un tempo nel quale mi sarei trovata nelle condizioni di fare un voto di povertà, castità e obbedienza, in compagnia di persone che lo avrebbero fatto pure loro. Ho compreso che mi sarei trovata in un luogo dove avrei potuto soccorrere il prossimo; ma non capivo come questo si sarebbe potuto realizzare, perché vedevo lì persone che entravano e uscivano. Quanto al direttore, che io restassi tranquilla, poiché Dio me ne avrebbe dato uno". Sentì in quel momento la certezza che chi le mostrava tutto ciò era Dio stesso, pertanto, non c'era motivo alcuno per dubitare.
Era la previsione dell'Istituto di vita attiva che lei avrebbe fondato, formato da "persone che entravano e uscivano", importante novità per l'epoca, come vedremo più avanti.
L'incontro con San Vincenzo de' Paoli
Per disegno della Provvidenza, il Vescovo Le Camus non poté andare a Parigi l'inverno seguente e indirizzò la sua protetta a un amico sacerdote: San Vincenzo de'Paoli.
Questi aveva fondato la Congregazione della Missione, di sacerdoti dediti all'evangelizzazione della povera e bisognosa gente della campagna. A Don Vincenzo non piaceva dirigere le signore della nobiltà, ma faceva alcune eccezioni. Così - su richiesta di un altro grande amico, San Francesco di Sales, fondatore dell'Ordine della Visitazione -, aveva accettato l'incarico di orientare le Visitandine di Parigi, governate da Santa Giovanna di Chantal. Il santo Vescovo dichiarò che gli aveva affidato la direzione delle sue figlie spirituali perché non conosceva un sacerdote più degno di lui.
A partire dal primo incontro, non si può parlare di Santa Luisa de Marillac senza riferirsi a San Vincenzo de' Paoli.
Dopo molte sofferenze, il signor Le Gras morì cristianamente tra le braccia della sua sposa, il 21 dicembre 1625. La giovane signora, vedova a 34 anni, poteva ora consacrarsi interamente al servizio di Dio e del prossimo. Abbandonò la vita di società e si mise nelle sagge mani di San Vincenzo.
Nei primi quattro anni trascorsi sotto l'orientamento del santo direttore, egli cercò di addestrare la sua tempra secondo un triplice principio: "Amare Dio con la forza delle nostre braccia e il sudore della nostra fronte; vedere Gesù Cristo nel prossimo, amando e servendo Nostro Signore in ognuno, e ognuno in Nostro Signore; non anticipare la Divina Provvidenza, aspettando con calma la sua voce di comando".
Affetti disinteressati di attaccamento umano
Per opera della grazia, si formò tra lei e San Vincenzo de' Paoli un intreccio di anime indissolubile. Sempre affabili e vigili, i due scambiavano visite e lettere, fino a tarda età, lasciando come eredità alla Storia un profumo di vera amicizia fondata sull'amore di Dio. La corrispondenza tra i due mostra il mutuo affetto e rispetto con cui si trattavano. Lei, umile e con venerazione filiale; lui, semplice, affettuoso, soprattutto religioso e grave, lasciando intravvedere ad ogni passo "la sua anima di sacerdote, il suo cuore di padre,
e il suo zelo di santo".
Una delle preoccupazioni di Luisa era il figlio. Il suo affetto eccedeva i limiti dell'amore materno e lasciava trasparire un certo attaccamento umano. Il giovane Michele, dopo la morte del padre, era rimasto privo anche della compagnia materna e non si adattò interamente alla vita nel seminario in cui si trovava per compiere la propria educazione. Oltre a questo, alcuni problemi nella politica francese compromisero la famiglia Marillac, per la sua influenza e presenza a corte. Tali circostanze influenzarono il comportamento del ragazzo, provocando non poca apprensione alla madre.
Con mano ferma e paterna, San Vincenzo de' Paoli venne in soccorso di entrambi. Ammoniva la madre per gli eccessi d'amore, e questa accettava con totale docilità gli ammonimenti. "Oh, che gioia esser figli di Dio! Infatti questo Signore ama i suoi con un affetto ancor maggiore di quello che lei prodiga a suo figlio, nonostante questo amore sia così grande che non ne ho visto uno uguale in nessun'altra madre". In relazione al figlio, seppe comprenderlo e lo accolse nella sua stessa comunità. E poiché egli non aveva una vocazione sacerdotale, lo sostenne fino a che si stabilì nella via del matrimonio.
Sorge una nuova concezione di vita religiosa
Procedendo nel suo apostolato presso i contadini, San Vincenzo fondava, nelle località dove predicava missioni, una piccola associazione intitolata "Carità", portata avanti da signore abbienti della regione. Note come le "dame della Carità", esse si mettevano a disposizione per prestare assistenza costante ai bisognosi, soprattutto agli infermi. Tuttavia, senza un collegamento diretto con il loro fondatore, tali associazioni si vedevano subito assillate da non poche difficoltà: avvenivano abusi, dispute per l'autorità, distrazioni di fondi e aiuti, risse personali, ecc. Mancava uno che, con i modi giusti e con fermezza, potesse visitare ognuna di queste "Carità", per mantenere l'ordine e l'armonia.
Era la luce della Provvidenza che apriva la via alla vocazione di Luisa. Lei fu la visitatrice di San Vincenzo. Col tocco femminile della donna forte della Scrittura (cfr. Pr 31, 10- 31), ordinava e dava corpo ai frutti apostolici degli instancabili sacerdoti della Missione.
Inoltre, un'altra necessità più pressante si faceva sentire: le "dame della Carità" non si occupavano dei lavori più penosi, come la cura diretta e personale degli infermi. Era urgente disporre di persone devote e disposte a qualsiasi umiliazione, ad essere le "serve della Carità". San Vincenzo incontrò tale disposizione in molte giovani che aveva conosciuto nelle sue peregrinazioni, e le indirizzò a Santa Luisa, affinché fossero formate secondo il suo spirito. Le giovani di questa piccola comunità nascente cominciarono subito ad esser chiamate "suore della Carità".
Sorgeva così una nuova congregazione, la Compagnia delle Figlie della Carità. L'istinto materno di queste giovani religiose si sarebbe rivolto verso gli infermi e bisognosi, per amore di Dio. Sarebbero state vergini e madri dei poveri e bisognosi, inizialmente nelle campagne, ma successivamente anche nelle città, inclusa Parigi. Assistevano negli ospedali, cercavano i malati nelle loro case, raccoglievano negli orfanatrofi bambini abbandonati. Ben presto vennero sollecitate ad esercitare le loro benemerite attività in situazioni di rischio, come luoghi devastati da cruenti combattimenti, dove soccorrevano i feriti e moribondi.
Disposte a tutti i sacrifici, esse avevano coscienza di non essere religiose secondo i modelli del tempo, ossia, non appartenevano a un Istituto di monache di clausura. San Vincenzo aveva messo loro bene in chiaro questo punto: "Voi non siete religiose". Tuttavia, si impegnò nel confermarle nella sua singolare vocazione: "Io vi assicuro che non conosco religiose più utili alla Chiesa delle Suore della Carità, in virtù del servizio che prestate al prossimo".
Un messaggio di San Vincenzo fu l'ultimo contatto
tra i due: "Lei vada avanti, presto
la rivedrò in Cielo"
Resti mortali di Santa Luisa de Marillac
– Cappella della Madonna della
Medaglia Miracolosa, ParigiEsse in ogni caso non potevano trascurare la contemplazione, nel senso di una vita di devozione vigorosa, fondamento del loro apostolato: far tutto per amore di Dio, vedendo Nostro Signore in ogni povero e malato, entro l'obbedienza a una regola ben definita. La nuova Istituzione univa a questo spirito la vita attiva, profonda innovazione per quel tempo: "Le Figlie della Carità avranno per convento un ospedale, per cella una stanza in affitto, per chiostro le vie della città o le sale delle case di cura, per termine l'obbedienza, per freno il timor di Dio, per velo la santa modestia".
Obbedienza incondizionata al fondatore
È impossibile, in così poche righe, narrare l'immenso bene fatto da questi due santi. Lotte, difficoltà e prove non mancarono, materiali e spirituali, ma erano affrontate con coraggio e lucidità, nella certezza del compimento della volontà del Padre.
Fedele a ogni prova, Santa Luisa de Marillac conduceva il nuovo Istituto nell'obbedienza incondizionata al suo fondatore. Data l'unione tra le loro anime, sapeva che la volontà di Dio stava nella volontà di lui. Egli, a sua volta, con intenso discernimento, sapeva distinguere le giovani che avevano una vera vocazione e aiutava la santa nella formazione delle numerose figlie, il cui numero non faceva che aumentare. Insieme elaborarono le regole e diedero forma canonica alla Congregazione, che fu approvata dall'Arcivescovo di Parigi nel 1655, dopo 30 anni di arduo apostolato.
Mosso dal suo zelo paterno, e andando incontro ai desideri di Santa Luisa, San Vincenzo si impegnava a consolidare l'opera appena nata. Faceva questo, soprattutto, attraverso una serie di conferenze piene di fuoco ed entusiasmo, nelle quali egli incentivava le sue figlie spirituali sulle vie della santità, in accordo con il carisma della fondazione: "Umiliatevi molto, mie care Sorelle, e lavorate per diventare perfette e farvi sante" 14 - insisteva.
Luisa fu una delle prime ad annotare e conservare gelosamente le parole del suo padre e fondatore. Tra annotazioni di conferenze e lettere, finì per costituire tre volumi, per un totale di 1500 pagine. Questa collezione manoscritta, intitolata Massime e Ammonimenti, è, ancor oggi, conservata negli archivi della Compagnia. Tutto questo tesoro compone il "più autentico e puro deposito della dottrina e dello spirito"15 che deve animare le Figlie della Carità di tutti i tempi.
"Vada avanti, presto la rivedrò in Cielo"
Santa Luisa de Marillac preservò intatta la sua innocenza battesimale. La testimonianza di San Vincenzo a questo riguardo è incontestabile: "Cosa ho veduto in lei da 38 anni che la conosco? Mi sono venute in mente alcune piccole briciole di imperfezione, ma un peccato grave mai! Mai!".16 A quest'anima innocente Cristo Gesù ha chiesto la sofferenza estrema: privarsi della comunione con il venerato fondatore. Rimase seriamente inferma e ormai non poteva più fargli visita; questi, a sua volta, ormai ottantacinquenne, non si alzava neppure dal letto né scriveva. Un maggior sacrificio era impossibile chiederle. Un messaggio di lui fu l'ultimo contatto tra i due: "Lei vada avanti, presto la rivedrò in Cielo".
Dopo aver ricevuto tutti i Sacramenti, rese la sua anima a Dio il 15 marzo 1660, a 68 anni. Di fatto, sei mesi dopo, San Vincenzo andò ad incontrarla nell'eternità.
Il suo corpo si trova sepolto nella cappella della casa-madre della Congregazione, in Rue du Bac, a Parigi, dove la Madonna, sigillando quest'opera così amata dal suo Divino Figlio, apparve nel 1830 ad una delle sue figlie, Santa Caterina Labourè, per poi versare da qui torrenti di grazie sul mondo intero, per mezzo della Medaglia Miracolosa.

(Rivista Araldi del Vangelo, Marzo/207, n. 106, p. 32 - 35)